Sussurri e grida
L’altra sera numerose orecchie arilicensi si sono imbattute nel grido “Padania Padania”, ritmato più volte fra crescenti fremiti di eccitazione autonomista (o forse irredentista, questo all'orecchio arilicense non è dato sapere).
Si era nel feudo elettorale dei vincitori, posto al di fuori delle mura di Arilica, benché (ahinoi) in territorio comunale. Vi facevano raduno i vincitori, che festeggiavano l’entusiasmante gratificazione venuta dalle urne. Tutti erano presenti, sebbene alcuni defilati e per nulla partecipi nello sciogliere l’ugola (noblesse oblige, direte voi, ma anche l’ipotesi raucedine va presa in considerazione).
L’arilicense della strada, saggio e mai appagato, si domanda come faranno i maramaldi padani a spiegare l’essenza del grido ai loro gentili alleati nazionali e al più votato della lista, il pacato (e assolutamente apadano) professionista al quale, si vocifera, potrebbe ben presto venir affidato un prestigioso incarico in seno alla neogiunta.
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