giovedì, giugno 24, 2004

Tutto quello che avreste voluto sapere sui Castelnuovo ma non avete mai osato chiedere.

Sgombriamo subito il campo dagli equivoci: i castelnuovo sono i residenti nel quadrilatero rotonda-sottopasso-cantina sociale-agglomerato di tralicci direzione Sandrà.

Castelnuovo, insomma.

I castelnuovo hanno tutto quello che serve per vivere alla grande: case in quantità (perlopiù colorate di arancio o giallo se nuove, beige se vecchie), la più alta concentrazione europea di bar pro capite dopo Caprino Dublino e Valeggio, il castello che si erge a maestosa immagine della castelnuovità, la terza Chinatown del mondo(1° Prato 2° San Francisco), molte rassicuranti feste paesane, il palazzo di vetro, una fermata e mezza del pullman, la statale 11, la pallavolo (denominata “buta e ciapa” dai castelnuovo avversi agli sport minori), una squadra di calcio in ascesa finanziata da un miliardario, Gardaland (pur essendo a 10 chilometri dal paese è loro. Ne vanno giustamente fieri), il sottopasso, una stazione ferroviaria avveniristica.
Mancano ancora le rotonde, che altrove prolificano, ma siamo certi che presto i castelnuovo provvederanno a colmare la temporanea lacuna.
Son cose.
Nonostante questo ben di Dio, i castelnuovo, al pari di numerose specie riscontrabili in natura (tipo la passera, specie migratoria che esercita un indiscusso richiamo per i castelnuovo), sono soliti migrare verso il lago, soprattutto nei mesi estivi (sulle sponde del Benaco possiedono autentici avamposti alcolici, vere e proprie Little Castelnuovo in territorio avverso: qui il castelnuovo-style regna sovrano) e soprattutto in Arilica.
Ma in questo spostarsi verso altri lidi, c’è un intoppo di natura antropologica: non appena avvista l’acqua in Arilica, il castelnuovo, esemplare solitamente gioviale benché riservato, mi diventa schivo. Una volta ubriaco (perché lui filtra anche in territorio straniero, benché entri quasi sempre nel regno della bala trista, o bala col gombio) è diffidente, fa quasi tenerezza quando si stringe nella sua maglia colorata. Il castelnuovo si tira indietro, reclina le braccine e si chiude un po’ a riccio . Ed è un peccato, perché l’arilicense sa che in ogni castelnuovo c’è un cuore buono e allegro, e il loro mancato apporto di buonumore è vissuto come una privazione. Nonostante tutto, a noi arilicensi puliti piace sentirli mormorare frasi come "no, g'ho mia oja...no vegno mia fin a desensan..."(siate vili come noi, dite che vi piacciono, che vi piace da morire questo frasario biascicato ma efficace).
Tutto ciò non deve però creare confusione: non si tratta di indomito orgoglio resistente, ma di qualcosa di tragico, un male oscuro aggressivo e crudele.
Non si sa esattamente cosa spinga i castelnuovo ad agire così, anche se pare che un pool di eminenti etologi abbia scoperto un gene che impedisce loro di integrarsi in habitat benacensi. Forse è davvero questa la causa della malinconica abulia del castelnuovo? Esisterà un rimedio naturale o perlomeno omeopatico?
Fatto sta che a fine serata il castelnuovo migrante ritorna nel suo territorio: quando gli si apre davanti lo spettacolo senza tempo rappresentato dalla rotonda, il castelnuovo torna a sciogliersi in un brodo di giuggiole, e già dal rettilineo sulla statale la giovialità smarrita sul benaco torna a fare capolino.
Quando lo vede lasciare il paese, ogni arilicense pulito si interroga se dovrebbe fare di più per far integrare al meglio i castelnuovo.
Ma la risposta è immediata: nessuna integrazione, solo tanta comprensione per questi graziosi ma sfortunati bipedi del borgo limitrofo.

2 Comments:

At 1:47 PM, Blogger Arilicense said...

Spettacolo!!!

NEWCASTLE ON FIRE.

Introduciamo una tassa sugli alcolici per i castelnuov0o?

O comunque assicuriamoci che la loro fonte di reddito (ovvero quelle allegre famigliuole che si recano a Gardaland) inquinino le loro strade, non le nostre!

 
At 1:47 PM, Blogger Arilicense said...

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