lunedì, settembre 13, 2004

Tutti a scuola: che vinca il migliore (e il peggiore se ne faccia una ragione)

Fra pochi giorni anche ad Arilica apriranno le aule scolastiche, e noi arilicensi puliti, eterni Franti, sogniamo una svolta all’inglese anche nelle nostre ore di ginnastica. Eh, si´, perché da quest´anno nella perfida Albione l'importante non è più soltanto partecipare, bambini, ma arrivare primi. Alla faccia di chi ne aveva pronunciato la condanna a morte nel ´68 e dintorni, nelle scuole inglesi tornano le gare, lo ha deciso (non senza polemiche) il governo Blair. Noi di AP auspichiamo che presto anche nelle scuole arilicensi si torni alla sana e stimolante competizione, moderna medicina contro la mollezza morale l´obesità e i disvalori politicamente corretti che si sono fatti strada dalle nostre parti.
Perché gareggiare è bello, utile, pulito. Anzi: necessario.
Blair e soci hanno capito che lo sport può essere il grimaldello con cui si scardinano i fondamenti di un´istruzione che non voleva - almeno sulla carta - vincitori e vinti. E noi la pensiamo come lui, quindi basta pigre lezioni di “educazione fisica” come si vedono anche ad Arilica, con professori sdraiati al sole e ragazzini lasciati liberi di fare “cio´ che vogliono”(quindi niente): anche da noi va demolita un´educazione buonista e “progressista” (ma progresso de che?) che ormai da decenni si fonda sulla rimozione degli ostacoli davanti ai bocia, sulla demonizzazione di ogni sfida che possa portare i giovani a fare i conti con i propri limiti. Il tutto, of corse, nel rispetto delle regole e con il gusto della fatica con la F maiuscola, per evitare che crescano i seguenti virgulti:
A- generazioni di arrivisti tutti chiacchiere e fantacalcio per i quali vige solo la legge del piu´ furbo (che queste bestiole siano proliferate proprio all’ombra della scuola “progressista” all’italiana? Meditate gente, meditate...).
B- Prototipi di bambini ciccioni mammoni e mollaccioni: Garrone, basta prediche, infilati i pantaloncini vai giu´in cortile e comincia a muovere quel culo enorme che ti ritrovi, su...
AP si infila il pettorale, suda, sbuffa e compete!
AP primeggia!

2 Comments:

At 2:35 PM, Anonymous Anonimo said...

Hai ragione, dimenticavo che AP ama costruire tanti piccoli leader abituati alla "Vittoria" fin da piccoli. Domanda, cosa succederà a questi "tanti piccoli leader" quando crescendo si accorgeranno che in mancanza della variabile "vittoria"(=successo, =soldi, =potere) questo mondo è un brutto mondo? La ns. società è quasi interamente basata sulla competizione e la concorrenza.. lasciamoli giocare, almeno da piccoli. Hanno una vita intera per spaccarsi il culo l'un l'altro generando qualche vincente ed una marea informe di perdenti che nessuno vuole e nessuno aiuta. Il prototipo A da te descritto nasce dalla infantile competizione che vorreste voi(Tu) e non da una sana educazione sportiva.
Il modello B invece è generato dalla poca attenzione dei genitori, perdere una gara a scuola non farebbe altro che rafforzare la sua voglia di giocare a Plastation, dove compete, gioca e vince insieme ai suoi bei rotoloni di grasso!
Solo un'opinione, nulla più.

 
At 4:51 PM, Blogger Arilicense said...

Non si può scindire l'attività sportiva con la sua indole competitiva, ciò non deve spaventare: non c'è nulla di negativo nella competizione.
Partendo da un punto di vista più generale, la competizione si è affermata come migliore strategia per ottenere il meglio da qualunque soggetto/entità, basti pensare ai mercati in libera concorrenza rispetto alle economie programmate. I tragici esiti di quest'ultime sono purtroppo ancora ben visibili e tangibili.
Quell'assioma citato nel precedente commento "vittoria"(=successo, =soldi, =potere) lo reputo del tutto infondato.
Vittaria significa raggiungimento dei propri obiettivi, vuol dire riconoscimento dei propri sforzi.
Vogliami insegnare ai nostri figli a credere nei propri mezzi, a voler realizzare i propri sogni, a voler impegnarsi per migliarsi, ad acquistare fiducia in se stessi.
Competere vuol dire soprattutto perdere (non temete, non c'è nulla di negativo in tutto questo), è proprio per questo che la competizione sportiva assumo un ruolo educativo non indifferente. Una delle lezioni più difficile da apprendere è quella della sconfitta. Lo sport insegna a perdere, ad imparare dai propri errori, a riprendere da dove si è sbagliato, cercando di fare meglio, cercando di non commettere gli stessi.
L'ultimo punto che ho premura di evidenziare è un altro insegnamento che lo sport e la competizione sportiva offrono: il rispetto delle regole e degli avversari (VALORE FONDAMENTALE). Niente è più importante del rispetto delle regole che una particolare disciplina sportiva richiede, così come niente è più fondamentale delle regole (talvolta chiamate leggi, talvolta consuetudini) che la nostra società ci impone affinchè tutti noi possiamo condurre una vita piacevole nel rispetto della nostra persona e dei nostri prossimi.
AP ama lo sport e ama la competizione sportiva.
AP ama i nobili valori che esso comporta.
AP ama la lealtà, il corraggio e la tenacia.

 

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