Donne e chivi dei paesi tuoi
La primizia, la frutta non di stagione, non va comprata, questo diceva la nonna e dopo di lei anche la mamma. Sono considerazioni che credo si facciano dagli anni Cinquanta, e in mezzo secolo sono state fatte così spesso da inflazionare il concetto fino a ridurlo a luogo comune, inservibile nelle conversazioni di un certo tono (mai fatta una conversazione di un certo tono in vita mia, ma non si sa mai).
Ma, una volta entrato nel turbine consumistico da supermercato, anche l´arilicense pulito ma influenzato, quindi bisognoso di vitamina C, non tiene conto del consiglio dei suoi avi e della sua mamma e si butta sul kiwi neozelandese (a 2,78 euri al chilo). Peccato che peró, una volta in europa, il kiwi neozelandese dopo celle frigo navi e viaggi intercontinentali si riveli ovviamente una discreta merda: acido, spappoloso, praticamente immangiabile. E ti vien da pensare a tutte le piantagioni di kiwi che si vedono a Sandrá, Pastrengo, in Valpolicella. E ti vien da pensare al compaesano famoso con la fazenda piena di kiwi a Rivoli. Ma per gustare il kiwi nostrano maturo a puntino bisogna aspettare ancora un mese e mezzo, e pare brutto...mettiamoci nel carrello il fruttino smarso e caro impestá che viene dagli antipodi.
E’ sempre una perdita quando una verità, anche piccolissima, diventa indicibile perché è diventata luogo comune, ma noi la diciamo lo stesso: kiwi neozelandese, vaffanculo!
L´uomo del monte (ha detto NO)
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