C'ERA UNA VOLTA IN ARILICA
La presente rubrica è pensata per voi, pubblico mediamente adulto che ha mantenuto nel proprio bagaglio personale il ricordo di una Arilica che non c’è più, schiacciata sotto il peso della modernità e del progresso. Per noi che ci avviciniamo a larghe falcate ai 30, idealmente questo è il luogo dove è ancora possibile ritrovare la nostra personale magia di adolescenti Arilicensi degli anni ’80. Se solo ne avessimo la possibilità tecnica, noi di AP metteremmo come sottofondo di questa rubrica la sigla dell'intervallo, la musichetta di quegli interminabili minuti di break televisivo tra un programma e l'altro, accompagnati dal lento scorrere di cartoline di sconosciute località italiane. Con la differenza che le località che vi presenteremo sono di Arilica e quindi a noi per nulla sconosciute. Perchè fra i nostri tanti difetti, noi di AP siamo anche conservatori (il giusto) e desideriamo che ci vengano restituite le gioie di una volta, sterminate nel volgere di pochi anni da un nemico oscuro che non tollera piaceri onesti e salutari e a poco prezzo. Vuole, il nemico, che passi le mie serate in piazza a bere alcol costoso, che domattina avrò ancora tutto nel fegato, nel fiato e nella lingua impastata.
Dopo questa doverosa premessa, via con la prima puntata:
- Quei 90 metri quadri che erano per tutti noi “LE RETI” -
Altre attrazioni presenti nell'ameno trapezio di terra sito in Dogana: l’animaletto del proprietario (donnola o furetto, il dibattito non si è ancora spento), il calcio-balilla e il mitico BASKET, un canestro nel quale segnare il maggior numero di punti nel minor tempo possibile (per il sottoscritto, all’epoca aspirante cestista, il gioco creava dipendenza e assuefazione,a voi calcolare i soldi spesi negli anni,no ve digo altro....). A pochi passi da questo ben di Dio c'era il bar Jolly, storico manufatto alcolico arilicense.
Nella mente degli arilicensi puliti è ancora nitido il ricordo di alcuni funamboli delle reti, veri e propri ginnasti che davano spettacolo con le loro arditissime evoluzioni: questi si guadagnavano l’ammirazione popolare e un innegabile successo con le ragazzine, stregate dalle piroette ancor prima che dal rigonfiamento dei loro pantaloni (ora succede il contrario:segno dei tempi?).
Spesso quando si tornava a casa dopo qualche ora sulle reti la schiena assomigliava a quelle fotografate da Amnesty International in giro per il mondo, ma i lividi passavano in fretta, mentre l’emozione di lanciarsi in fantastiche piroette rimaneva. Non c’era nulla come il rimbalzare in alto sulle reti elastiche, quei salti ci davano la sensazione di sfiorare il cielo di Arilica con un dito, e per noi adolescenti era una sensazione impagabile.
Ora al posto delle reti sta sorgendo una palazzina su due piani, ma il ricordo di quegli anni non si cancella.
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