lunedì, novembre 15, 2004

E farsi una casetta piccolina all´Ikea, con vasche, pesciolini e tanti fiori di lillá

La scarsità di tempo libero porta l´arilicense pulito ad elaborare dei piani di precisione millimetrica per lo svolgimento di certe piccole attività extra. La missione di questa settimana era: dotare l´appartamento di una scrivania e di un mobiletto. Si passa alla scelta sul catalogo stagionale Ikea. Quella per la casa svedese è una piccola fede, il culto dell’utile e dell’inutile. Ikea ricompensa i credenti con l’illusione che la nostra casa arredata da plastica e truciolato sia il modo migliore per avvicinarsi a una sorta di realizzazione spirituale, di poter ‘creare una vita migliore. Individuato l´oggetto, verificate le misure, controverifica sul catalogo generale (cinquantacinque mega di pdf, praticamente la trilogia del signore degli anelli in divx), la scrivania ha anche due cassetti, perfetto. Scrivania Johan e mobiletto ourust, presto sarete miei!
Scatta l'operazione acquisto: durante la settimana c'è meno folla ma non riesco a liberarmi, dunque si parte sabato mattina in direzione Roncadelle. Procedo inesorabile: giungo nel parcheggio all'ora X, e con in mano il mio catalogo, mi butto con vigore nel bailamme della tipica giornata Ikea. Una via crucis che mi condurrà forse, stazione dopo stazione, alla resurrezione del mio appartamento. Il tragitto della fede è rigidamente segnato: punto dritto al piano esposizione, e comincio a sorbirmi - slalomando tra orde partenopee, nonni spauriti e coppiette di periferia - decine di camerette Gudrun col letto a soppalco. Il mobiletto l´ho trovato, ma ancora nessuna traccia della scrivania. Chiedo, mi dicono di cercare al piano di sotto. Mi sento come Edward Norton in “Fight Club” quando seduto sul cesso ordina per telefono i suoi mobili Ikea e poi dà di matto. Tutto è perfetto, in un inquietante inseguimento della realtà. Ascoltando gli altri fedeli mentre si aggirano per il tempio, la merce esposta viene catalogata in due grandi famiglie: “carino” (traduzione: fa abbastanza cagare) e “non è brutto, PERÓ!” (traduzione: é una schifezza, ma visto che costa 1/5 di qualsiasi altro letto/scrivania/armadio che ho visto in giro, me lo posso anche mettere in casa). Nei portafotografie stanno famiglie perfette di svedesi biondi: se non fa attenzione l´italiano medio potrebbe portarsele a casa e lasciarle così, invece che metterci le foto dei suoi cari, tutti tarchiati neri e incazzosi. Non è sempre stato così: anch’io prima di conoscere la vera fede peccavo. In precedenza ho inventato, creato, arredato di testa mia. Una manifestazione di orgoglio di cui adesso mi pento. Ricordo quanto ho girato per mercatini, piccoli antiquari, ho persino recuperato una sedia dalla spazzatura. Una vergogna. Oggi invece si può imparare l’arte da Ikea, dove tutto è meravigliosamente identico a se stesso. Tutto è uguale: l’armadio Pax, il tavolino Lack, la sedia Mammut, il letto a soppalco Tovik
Ancora slalom, il tempo stringe. Per la seconda volta, contro ogni mia consuetudine, chiedo: il commesso con sgomentevole accento bresciano indica "là, sotto quei due che si slinguazzano". I due stavano per procreare proprio sulla mia scrivania 120-70-110.
Le ultime forze le impiego per superare il magazzino self service. Cammino in mezzo a torri piene di pacchi e guadagno la cassa, dove mi ritrovo col carrello pieno di roba inutile che non volevo comprare ma chissaperché mi sto per mettere in casa. Vabbé. Al di là c’è lo snack bar. A uno dei tavolini una coppia di anzianotti. La signora con la faccia da vecchia mondina mastica un paninetto flaccido con dentro un hot dog dall’aria immangiabile. Signori, io adoro questo posto.
Alla fine, dopo un'attesa di venti minuti, mi consegnano un bel pacco compatto, ideale per il trasporto nella mia macchina né station né wagon. Senza indulgere oltre in particolari umilianti, il sabato si conclude con il nostro che guida verso Arilica, con dietro il mostro cartonato che pattina sul sedile ribaltato, generando ameni sbandamenti della macchina.
Domenica: ecco, dovevo dotarmi di un piano B. La scrivania 120-70-110, a montaggio iniziato, si rivela impossibile da assemblare da soli anche perché è mancante di un intero sacchetto di ferramenta: 6x 110675, 3x 102553, 15x 100347, 8x 109534, 18x 110519. Svedesi del cazzo, avete vinto anche stavolta.
Isa