mercoledì, marzo 02, 2005


Un coloratissimo porto di Arilica, negli anni ´50. Poi arrivarono l'imbarcadero della Navigarda, il turismo di massa, le macchine di massa, i cocomerari, i banchetti de aole e paciughi e il distributore autodiportistico. Abituati come siamo all´attuale lamierificio (quello che chiamiamo parcheggio), la piazza sgombra fa un certo effetto (non che nei fifties fosse poi così fosse bella, anzi, era a dir poco squallida). Nel dibattito (latente e perdente) intitolato "via le macchine da piazza del porto sì/via le macchine da piazza del porto no", l´arilicense pulito si è sempre schierato per il sì e per la creazione di una propaggine verde verso il Benaco. Purtroppo tutti quelli che negli anni hanno sommessamente proposto di togliere le macchine e fare un giardino (o qualcosa che ghe someja) sono sempre stati respinti con perdite, con tanto di accompagnamento di peti, fialette puzzolenti, miccette e vari rumori molesti: vedere il parcheggio trasformato in giardino fronte lago rimane ahimè un sogno per inguaribili romantici, visto che da questo orecchio il politicus (di tutti i colori) continua a non sentirci, e il parcheggio del porto continua a rimanere tale nei secoli dei secoli amen (Sarà una comprensibile affezione al tintinnio delle monetine dei parcometri? Sarà che il politicus sotto sotto ha una passione incoffessabile per la puzza delle macchine al porto? Sarà che alle nostre latitudini la parola "verdepubblico" si sta sempre più trasformando in una parolaccia? Sarà perchè ti amo o sarà quel che sarà?).