mercoledì, giugno 15, 2005

Ma cos'è una città?


Nonostante i brutti colpi subiti (cantieri, traffico, mignotte, edilizia speculativa, TAV, parallelepipedi prefabbricati e chi più ne ha più ne metta), il peschierotto, paesano doc, non si era ancora rassegnato a diventare cittadino. Temiamo invece che l'ora delle decisioni irrevocabili sia giunta, non ci sono più santi ne madonne: siamo una città, anzi una bi-città, una città fronte-retro come suggerisce l'aiuolona davanti al bell'Italia, un bel muraglione con gli alberelli minimal-chic sul cuerto. Non vorremmo che la definizione città serva solo a dare una coloratura di grandeur un pò artificiale al paese sottosopra in cui stiamo vivendo, anche se invece probabilmente c'è un piano (al momento ci sfugge ma ci dev'essere da qualche parte) per trasformare Arilica in una città vera e magari anche funzionale (cioè per capirsi di quelle con le attività produttive, le botteghe in centro, gli spazi verdi ben curati dove passare le domeniche pomeriggio, le piazze che non sono semplici depositi di macchine parcheggiate, il buon gusto nell'arredo urbano, i licei, le sedi universitarie, le strutture sportive, i cinema, i teatri, ecc.), che non dico città strafiga tipo top-ten-della-classifica-del-Sole24ore, ma almeno con un senso e dove si viva bene.
Forse in sede di ricostruzione, non quella post-bellica ma quella post-democristiana, si poteva progettare (progettualità: chi era costei?) di rifondare un paese dignitoso e battagliero e turistico ripartendo dall'identità condivisa e dalla socialità della sua gente, di rilanciare un posto storicamente al centro dell'attenzione di dogi, cangrandi, generali, imperatori ma facendolo fieramente restare un paese, e di quelli con la P maiuscola fra l'altro. Invece no, basta paese: ma una città sarà mica un posto dove bisogna abituarsi al brutto ai condomini-arnie e alla mancanza di spazi aperti, una città sarà mica un paese-casino per 6 mesi l'anno e un paese-dormitorio solo un pò più grande del normale per i restanti 6...non è così, vero?
Pavese diceva che un paese è un posto dove non si è mai soli: su cosa stiamo fondando la nostra identità cittadina? Ci resteranno solo il ricordo del bambino (o la bambina) che siamo stati nel nostro paese, a tenerci compagnia nella nostra città di Peschiera?