venerdì, dicembre 31, 2004

Cosa resterààààààà, di quest'anno duemilaequattroooo...

Ci siamo. Il 2004 fa ciao ciao con la manina e si appropinqua all'uscita. A noi rimangono le solite mille speranze per un nuovo anno ricco di amore, successo, serenità, salute, denaro, bla, bla, bla...
Ecco un promemoria con pagellona (sperando di non tralasciare nulla) degli avvenimenti arilicensi di questo 2004, una rapida carrellata per “ricordarvi di ricordare”, di tanto in tanto, un altro anno di vita nella nostra amata Arilica.

- Beh...al primo punto non poteva che esserci la nascita di Arilica Pulita. Come lo spot della vecchia Panda, non c’era ed andava inventata. 10 e lode (evviva la modestia...): orgoglio & Pulizia- Questo è stato l’anno della massima rappresentazione del teatrino dei politicanti: segato un capovillaggio da parte del proprio vice tornato poi al ruolo primario, il neo-rieletto ha in seguito pensato bene di segare il proprio vice poco, da cavalcare in campagna elettorale e poi da scaricare ai bordi dell’autostrada come neanche fosse un qualsiasi cagnolino mollato a ferragosto sulla Milano-Laghi (ma la protezione animali dov'è? Non dice niente?). Anche l'opposizione non ha scherzato, con destri che si son ritrovati a sinistra come se niente fosse, sinistri che reinventano governativi a destra, alcuni trombati e delusi, forzisti di qua, forzisti di là, leghisti di sopra, leghisti di sotto, microfratture in micropartiti, alleanze improbabili e ovviamente perdenti, un tramare che non si vedeva dai tempi del centrocampo ordito da Nils Liedholm nella Roma scudettata che fu. Quindi per Arilica ancora e solo conciliaboli, torte, tortine, bilancini da piccola politica e colpi bassi. E per il 2005 made in Giunta si profilano già nuovi balletti di caregari, con gli amici degli amici che attendono fiduciosi. – SV: triste.- Un 2004 all’insegna del rinnovamento stradale, con l’introduzione di migliorie per un maggior scorrimento del traffico – 7 (sulla fiducia): decongestionante o lassativo?-In men che non si dica, ci siamo ritrovati una Z.I. nuova di pacca. Via il verde, su cemento ed affini. Comodamente ad uno sputo dal casello autostradale, prevediamo la costruzione di nuovi edifici affinché mandrie di bisonti della strada possano scorazzare liberamente tra capannoni e prostitute, come ogni città turistica e d’arte che si rispetti – 2: edificante.
-Nonostante le belle parole, le magnifiche tavole rotonde e le accattivanti promesse degli anni scorsi, sono ancora loro le protagoniste del 2004 targato Arilica e Statale11: le lavoratrici nel settore dell’intrattenimento sessual-automobilistico. Le mignotte ormai fanno parte dell’arredo urbano, il secondo lavoro più antico del mondo (come saprete, il più antico è quello di leccaculo, come attestato da eminenti testi antichi e confemato da eminenti personaggi contemporanei) alle nostre latitudini tira sempre che è un piacere. Tanto per non smentire il celebre detto: tira più un pel de figa che un carretto di buoi. 77: gambe di signorina.
- Il ritorno della gru, l’animale più diffuso ad Arilica. Non il volatile insidiatosi sulle rive del Mincio o nel laghetto del Frassino, ma la meno poetica struttura in metallo, vera protagonista negli innumerevoli cantieri sparsi per il paese (quello in pieno centro storico su tutti) – SV: onnipresente.- Il grande salto di categoria, da paese a città, come si evince all’ingresso da Porta Verona – 6: egocentrico con mire espansionistiche (magari...)
- L’impegno dei vari gruppi ed associazioni che, anche quest’anno, hanno operato in maniera del tutto volontaria e gratuita per offrire un servizio ad Arilica ed agli arilicensi: l’associazione La Nostra Casa, il mitico GEP, il gruppo degli alpini,l’associazione avieri, le associazioni sportive, la Croce Rossa, l’Avis e tutti i peschierotti impegnati a rendere Arilica sempre più bella, vivibile, civile. 10 e lode: indispensabili. Grazie.
- Il nostro amato Benaco, anche quest’anno passato (quasi) incolume da una stagione densa di targhegialle scalmanate, scorribande di motoscafi, scarichi fognari, porti mostruosi, porcherie di ogni tipo - 10: rassicurante.- L’imminente (ma già deliberata) nascita di decine e decine di piccoli e rivoltanti alveari ad uso residenziale (i famigerati monolocali: le arnie).
Che noi di Arilica Pulita sentiamo già i soliti noti canticchiare a squarciagola quella vecchia canzone di Carosone: "ho giocato tre numeri al lotto, 28-38-48 (metri quadri), questa volta vinco perchè...l'appalto tocca a me!"
SV: no comment.

Ardelica Pischeriae

mercoledì, dicembre 29, 2004

ARILICA,Mercoledi 29 Dicembre 2004.
Consiglio comunale alle ore 18.00.

PARTECIPAZIONE VIETATA A CHI LAVORA.

lunedì, dicembre 27, 2004

I SERENISSIMI LEONI DALLA CODA DI PAGLIA?


Torniamo ai leoni da ripristinare previa raccolta di firme. Sentendo altre voci di beninformati, parrebbe ormai certo che i felini non saranno affissi nemmeno se sottoscrivessero la petizione apartitica 8967 arilicensi su 8988. Il borgomastro è sempre stato scettico rispetto all'operazione leonina e lo ha detto pubblicamente (al massimo sarebbe per organizzare il solito convegnetto primaverile con 9 spettatori presenti), ma anche se un giorno dovesse ricredersi piegato dall'imponenza della manifestazione popolare proleoni (le firme son già centinaia e centinaia), tutti sanno che la sovrintendenza (conservatrice per definizione) ne negherà di certo l'affissione, visto che le sculture posticce non sarebbero testimonianza storica accettabile, mentre le cadute e le successive demolizioni dei leoni (con relativi tuffi carpiati nel Mincio) sono testimonianze storiche eccome (ma la sovraintendenza è conservatrice quando vuole lei, a zig-zag: non si tratta dello stesso ente che ha fatto erigere in Piazza d'Armi il catafalco,summa degli orrori antistorici e antiestetici a Peschiera?). A noi di AP, da subito perplessi davanti all'idea di ripristinare leoni veneziani spendendo centinaia di migliaia di euro che non ci sono, della petizione ci colpì subito il fotomontaggio, che mostra un leone integro ed imponente, un felino meraviglioso, roba che a confronto quello celeberrimo della Metro Goldwyn Meyer sembra abbia il cimurro. Si tratta purtroppo solo di un leone accalappiafirme: quello vero o almeno l'unico del quale si sia a conoscenza tra quelli distrutti nel passato, si trova all'ingresso del Municipio (entri in Comune, si apre la porta e senti il ruggito!). Nel vedere la Fiera, ogni volta l'arilicense pulito si spaventa come Dante nel Canto I della Divina Commedia ("ma non sì che paura non mi desse / la vista che m'apparve d'un leone"): oddio ma che cazz'è quella roba? Non integro né imponente né meraviglioso, ma solo un blocco di pietra, il principio di una scultura più che una scultura finita. In pratica, se non abbiamo capito male, bisognerebbe rimettere su quello pseudofelino informe e costruirne altri due ex novo. Ma quanto costerebbe l'operazione, si domanda l'uomo della strada concreto e raziocinante, che sente odore di bruciato e teme mosse politiche dietro la petizione? Qui ci vengono in aiuto alcuni arilicensi di buona memoria: pare infatti che anni fa (ai tempi del massimo fulgore leghista, quelli delle percentuali semibulgare, per intenderci) fosse stato chiesto un preventivo per rimettere le bestie al loro posto, e la cifra chiesta allora fu talmente alta da scoraggiare anche il più ardito ripristinatore. Ma niente, nel 2004 un gruppo di arilicensi ha deciso che non c'è cifra che tenga, che la priorità assoluta per il paese sono le sculture delle bestie cagainacqua (in quanto veneziane), i leoni là sopra sulle mura hanno un valore inestimabile, e da quel giorno fu tutto un "dai rimetemo i leoni" e poi un "tiremo su le firme che non se sa mai" e poi un "me piase me piase, gh'eto mia na penna?" e poi un "firmo anca mi, varda che belo che l'è sto leon". Bene. Poi uno va a vedere il felinide superstite in Comune, ed è un rudere. Sia chiaro, non vogliamo fare i soliti bastiancontrari, la petizione è comunque un segno di amore per Peschiera e per la sua storia, e come tale non possiamo che rispettarla. E allora passi il 25 aprile giorno di festa cittadina, passi il richiamo al felino nello Statuto del Comune, passi il serenissimo leone a ruggire sui pennoni più alti di Arilica, ma evitiamo la barzelletta dei leoni scolpiti ex novo e rimessi su, fiato, inchiostro e tempo sprecati, le priorità sono altre. Se di leoni dobbiamo morire, allora l'arilicense pulito lancia la sua controiniziativa machiavellica: paghiamo un mago del verde e creiamo leoni a profusione con i rampicanti e la gramigna che avvolgono la fortezza, a Gardaland costruiscono figure favolose col verde, prendiamo la sagoma del leone Hollywodiano che c'è sul volantino ed il gioco è fatto. Poi raggiungiamo la quadratura del cerchio chiamando le onoranze funebri e cingiamo i felini con delle belle lapidi: I LEONI SONO MANCATI ALL'AFFETTO DEI LORO CARI, NE DANNO IL TRISTE ANNUNCIO I PESCHIEROTTI TUTTI. Non petizioni inutili e velleitarie ma opere di bene, tipo fare uno sforzo comune e finalmente avere uno slancio, un progetto: chiedere allo Stato la concessione gratuita della fortezza e delle mura, restituirle a Peschiera e ripulirle una volta per tutte. Forse sono voli pindarici anche i nostri, forse la strada della cessione gratuita non è poi così facilmente praticabile (anche se una legge dell'89 la prevede e a Verona ci sono riusciti: le mura magistrali saranno in mano al Comune per i prossimi 99 anni), ma bisognerebbe almeno provarci, e per una volta fare uno sforzo serio e concreto per il paese e per onorare la sua storia (che se poi andasse a buon fine quello sì che sarebbe un evento storico!). Crediamo che ne valga la pena, ma ci sarà mai la volontà di provarci?

ARILICA PULITA

domenica, dicembre 26, 2004

Il nonno davanti, e dietro tutti quanti

Autisti della domenica scatenati oggi sul tratto autostradale Padova-Arilica: nonostante l’assenza di camion e malgrado la pioggia battente, famigliole felici nella station wagon/giovani discotecari/messaggianti al volante/tossicomani alla guida di Panda4x4/bionde avvolte in cappotti e soprattutto il famigerato nonno col cappello tutti assieme appassionatamente ai 90-95 orari sulla seconda corsia, se si avesse l’ardire di superare l’allegra brigata bisogna avventurarsi in corsia di sorpasso sfiorando il guardrail. N-E-S-S-U-N-O che si fili la prima corsia, mettendosi buonino dove dovrebbe stare: sarà forse considerata degradante e/o umiliante? E allora per Arilica proponiamo sommessamente un progetto pilota a livello nazionale, così finalmente ci distingueremmo per qualcosa: eliminazione della prima corsia in territorio comunale, tanto non la vuole usare nessuno. Bisognerebbe numerarle partendo dalla seconda. Tutti sono convinti di non essere loro quelli che devono stare in prima corsia. Su quella sita in territorio arilicense (cosa sono, 5-6 chilometri?) facciamoci un’area di picnic e una pista ciclabile, magari per chi non si accontenta di respirare catrame appena fuori dal casello, sulla tangenziale giù in “città”, fra capannoni mignotte e ard discaunt.

venerdì, dicembre 24, 2004


Buon natale Peschierotti
ARILICA PULITA

giovedì, dicembre 23, 2004


mercoledì, dicembre 22, 2004

L'aerofagia, che tutte le feste porta via

"Grazie, grazie di cuore agli organizzatori del presepe subacqueo per averci almeno risparmiato, quest’anno, il blasfemo ed imbarazzante spettacolo del Bambin Gesù petomane che si scaricava del fastidioso fenomeno di meteorismo su chiamata telefonica."
Cosí parlava Ardelica Pischeriae il 10 dicembre.

Eh sí, l´amico Ardelica aveva parlato troppo presto, anche il sito del Comune ci tiene ad informarci, con parole che almeno fino alla befana (se non oltre) resteranno scolpite nei nostri cuori induriti sebben puliti, cioé che anche quest´anno "Componendo il numero telefonico che è messo ben in vista sulla ringhiera del ponte, in acqua si attiverà una scenografica sorpresa. Sembra la visione di un bel sogno che ci trasmette tutta la serenità e la bontà di cui oggi abbiamo bisogno(!?!?)".

Quanta serenitá, quanta bontá, Gesú Bambino scoreson é ancora fra noi!

Pranzo di Natale: ecco perché sará impossibile uscirne indenni

Anche ad Arilica grosso via vai di strenne natalizie e di inutili cestoni con le noci, le mandorle sigillate, la confettura di castagne, le salsine di nonna Abelarda, lo zampone Fini, la mostarda, i fichi secchi e i datteri maomettani, che nessuno li tocca perché - dice - provocano la carie e fanno ingrassare. Tempi cupi, per i datteri maomettani. Un tempo il Natale era il loro momento di gloria: adesso le mani li evitano, loro restano tristi e grinzosi nel vassoio, pore stelle. Anche le noci non se la passano mica tanto bene. Al vostro pranzo di natale ci sará chi le aprirà a pugni (e si fará male ma sforzandosi di nascondere la smorfia di dolore), chi col gomito, chi a testate (molto virile, sì). Chi si ostinerà a usare lo strumento schiacciante ma senza esserne capace e la noce schizzerá via sul soffitto, ribalda. Il moroso di tua sorella, che al liceo era bravissimo in fisica, vorrá fare il figo come sempre, approfittando per la consueta breve lezione sul principio della leva.
Nonostante tu abbia fatto carte false, ordito intrighi ed inviato messaggi fuorvianti fino all´ultimo per schivare l´ennesimo natale passato con i parenti, finirai come sempre per scambiarti i regali: qualcuno avrá azzeccato, qualcuno proprio no ma tu reciterai un festoso ringraziamento, qualcuno ti regalerá dei soldi - non sarà fine ma sempre restano sempre molto graditi.
Nel pomeriggio implacabile arriverá il momento della telefonata di auguri allo zio quasi lontano (nella Bassa o giú di lá)– lo zio che non vedi da vent’anni - con salutino finale alla di lui figlia che non hai neanche mai conosciuto. Tua madre ti ha inseguito per la casa brandendo il cellulare “Daiiiii chiamiamo lo zio Rinoooooo, lo sai quanto ci tieneeeee!!!” E tu sei scappato sotto il tavolo, piangendo e disperandoti al pensiero della penosa conversazione fatta di finte promesse di venirsi a trovare, di eh sì dovremmo vederci più stesso, di dai questa primavera veniamo giù. Alla fine hai ceduto e composto il numero ma - miracolo – ti ha risposto la voce suadente della signorina Vodafone: l’utente era irraggiungibile, lo zio Rino aveva il telefonino spento, stava dormendo a bocca aperta davanti alla tivù con in pancia mezzo chilo di ravioli e una leva di Peará che ghe bagnava la bocca.
Il 26 sei andato al cinema con amici e parenti. Avete litigato perche' tutti avevano già visto il film che avresti scelto se fossi stato solo. Intanto ti lasciavi soffiare gli ultimi posti liberi dall’intera popolazione locale, che curiosamente aveva avuto la medesima originale idea di andarsene a passare il Santo Stefano nello stesso multisala.

martedì, dicembre 21, 2004

Pranzo di Natale: come uscirne indenni…

Si avvicina inesorabile il 25 Dicembre, il fatidico giorno X dell’abbuffata, il d-day del girovita perduto: le tavole imbandite la faranno da padrone, i pranzi tra parenti/amici/conoscenti spopoleranno ovunque, le “8 ore a mo’ di turno in fabbrica” inchiodati alle sedie metteranno a dura prova l’autocontrollo di tutti noi, tra innumerevoli portate di gozzoviglie dal dubbio valore nutrizionale equilibrato (leggi tortellini in brodo velato in superficie da enormi chiazze grasse, cotechino/lesso/lingua, lenticchie/purè/pearà – nel dubbio scegliete la terza, senza esitazioni) e fiumi di bevande più o meno pregiate.
Che siate ospiti in casa di parenti o inseriti nella prenotazione del ristorante, il destino di tutti voi, care vittime sacrificali della tavola imbandita, è comune: banchetto non-stop dalle ore 13 alle 18, mesto ed appesantito rientro a casa (sempre che non abbiate sorte peggiore, ovvero di aver prestato le proprie mura domestiche come teatro dell’abbuffata, e allora ci sarà da sgobbare fino all’Epifania) e cena con “giusto un brodino ma leggero leggero” per poi perdere i sensi sul divano.
AP vuole farvi dono di alcune dritte tratte dal manuale di sopravvivenza al pranzo di Natale affinché anche voi possiate diventare dei John Rambo del convivio capaci di muovervi a vostro agio nell’intricato sottobosco del menù apocalittico.

Capitolo 1: sopralluogo ed individuazione dell’area di stazionamento.
Già dall’aperitivo servito in piedi buttate l’occhio alla tavolata: cercate di individuare l’area migliore, con via di fuga ampia che vi permetta una rapida uscita di scena in caso vi si avvicini minacciosa l’anziana zia che abita lontano che “mi sembri sempre lo stesso – sei sempre bello uguale - ci vediamo solo in queste occasioni – e il lavoro come va, come va? – ti ricordi quella volta che a casa mia sei caduto… anzi no mi sbaglio era tuo cugino Marco… o no? – e bla bla bla…” e via di baci stampati a piena ganascia con sgommate di rossetto porpora metallizzato che prontamente la zia elimina inumidendo di saliva il fazzoletto (bleah!!!) e sfregando con vigore tipo carta vetrata;

Capitolo 2: scelta dei compagni di (s)ventura.
Punto fondamentale: un errore qui pregiudica la buona riuscita di tutta l’operazione.
Con abile mossa da PR catalizzare l’attenzione dei prescelti già all’aperitivo per trascinarli poi – è tollerato anche l’uso della forza – al proprio fianco a tavola.
Da prediligere pari età brillanti e sciolti, magari quella cugina ultragnocca dallo spacco lombo-sacral-perizomale e scollatura ombelicale o, in assenza di questa che ha precedenza su tutti, il cugino spigliato e vivace che filtra come un tombino.
Da evitare assolutamente i molto anziani, gli invasati del mono-argomento (politica, lavoro,…), i bimbi maldestri che regolarmente vi rovesciano il bicchiere di rosso addosso, i soggetti in cura con Prozac, i gastro-sofferenti dal rutto/sbuffo o peggio flatulenza facile (“scusa sai, ma sto prendendo dei farmaci che…” seee, contaghela a n’altro…);

Capitolo 3: bonifica del territorio.
Adempiuto alle regole base illustrate ai capitoli 1 e 2, si passa alla neutralizzazione dei potenziali pericoli: tolleranza zero con bimbetti indemoniati che vi strisciano tra le gambe e strillano a 150 db.
E’ tollerata qualsiasi mossa a difesa della propria quiete, anche la più meschina: via libera con gli sgambetti alle piccole pesti che sfrecciano a 120 all’ora lambendo la vostra sedia, ok alla dose massiccia di lassativo nell’acqua del petulante soggetto dalla “ciacola tanto al chilo”, ammesse le percosse al nonno che fa saltare la dentiera in bocca mentre state mangiando;

Capitolo 4: pianificazione delle scuse.
Preparare almeno una decina di giustificazioni credibili per assentarsi nei momenti critici: dall’ igienista sempre in voga “vado a lavarmi le mani” al simulato “scusa, mi suona il cellulare”, dal menzognero “vado a prendere le sigarette in macchina” all’altruista “vado in bagno a vedere se il nonno se la cava”, dall’azzardato “esco a prendere una boccata d’aria sennò svengo” al coraggioso “credo che un meteorite si sia schiantato nel parcheggio, esco a controllare se la mia macchina è a posto…”;

Capitolo 5: rispetto del rapporto qualità/quantità.
Passi lo strappo alla regola perché tanto è Natale, ma cercare di mantenere un certo aplomb a tavola: assaggiare tutto senza dare l’idea di non mangiare dal Natale precedente, evitare ingozzamenti alla Bud Spencer, sconsigliato svuotare i piatti dei vicini che non ce la fanno più; vabbé che il nonno saggio dice sempre “A taola e in leto no ghe vol rispetto”, però…
Tegner sempre bagnà, una massiccia dose di alcol e l’effetto stordito che ne consegue vi aiuteranno a perdere la cognizione del tempo e le 6 ore consecutive seduti a tavola vi sembreranno meno lunghe...;

Capitolo 6: accrescimento dello stato di relax post abbuffata.
Siamo in dirittura di arrivo. Finito di ingerire anche l’ultimo sorso di amaro, ogni mossa è lecita per accrescere il senso di pace & benessere: cravatta scagliata lontano da voi (se non l’avete già fatto prima), cintura aperta, pantaloni sbottonati, camicia fuori, stuzzicadenti vorticosamente dimenato tra i denti, rutto libero, piedi accavallati sulla sedia di fronte (rigorosamente senza scarpe), parlata biascicante con barzelletta sconcia, risata grassa e pugni sul tavolo a go-go. In alternativa, per i più sportivi, passeggiata all’aperto o meglio ancora infrattamento e petting estremo con coniuge-fidanzata/o- amica/o di famiglia-cameriera/e.

Capitolo 7: l’addio.
Saluto rapido ed indolore e fuga in macchina con sgommata lontano da tutto e tutti.
L’appuntamento è per il prossimo anno.

AP al completo vi augura buon pranzo!

Ardelica Pischeriae

lunedì, dicembre 20, 2004

Quando si dice "strategie aggressive di marketing"


Visto che gli era stata data la possibilità di costruire lì sopra (in sfregio alla logica e al buon senso, ma ad Arilica siamo abituati), quelli del nuovo Ard Discaunt hanno pensato bene di spingere sull'acceleratore della concorrenza spietata e, al grido di "abbiam fatto 30, facciam 31", piazzare il loro cartellone pubblicitario proprio nel piazzale del preesistente supermercato (che ce la immaginiamo la gioia dei verdi nel vedersi piombare i gialli in casa...). Concorrenza sleale? Ce ne frega poco, anche se pensiamo che il fair play sia un'altra cosa.

"Capovaro....vado?" -"Vadi contessa, vadi...."


Al pari dei giornaletti patinati che anticipano le sembianze delle automobili in prossimo arrivo sul mercato, l'arilicense può anticipare le fattezze del nuovo traghetto che dal 2005 andrà ad ingrossare le file della flotta Navigarda. Eccolo lì, ben visibile dal piazzale del Porto, ancora da pitturare (o almeno speriamo visto il granata...) ma già ultimato almeno a livello di scheletro. Non ci resta che sperare che arrivi presto la primavera, per osservare da vicino il varo: giá sogniamo la contessa Serbelloni Mazzanti Viendalmare con bottiglia e relative dita cardinalizie mozzate, sciami di politici e di leccaculi ossequiosi, la fanfara, i tricolori, le autoritá e le conseguenti pernacchie pulite.

Sul cucuzzolo del bastioneeeee, con la palma alta cosiiiiiiiiiií...


Lassù sul Bastione Querini, oltre a far garrire il tricolore e cimare i tigli (e che simada!), fanno anche spuntare delle curiose palmette basse (in numero di 5 se abbiamo contato bene) fresche di vivaio. Il motivo della loro apparizione e la relazione fra le palme e i bastioni della Repubblica Veneta ci sfuggono, mentre non ci sfugge che, appena sotto, vige il consueto degheio di erbacce (che ormai sono delle piante anche loro) che invadono le pareti del cinquecentenario manufattto.

MIAOO MIAOO

"Il prefetto di Vicenza vista la nota del Ministero dell'Interno, Direzione Generale della Pubblica Sicuerzza, del 15 febbraio u.s. n. 15320/10089, con cui si segnala una crescente distruzione di gatti per la utilizzazione delle carni, dei grassi e delle pelli; ritenuto necessario e urgente eliminare il grave inconveniente prodotto dalla rarefazione dei gatti, a cui consegue un aumento dei topi, oltre che apportare gravi malattie, recano danno alle derrate alimentari, specie quelle depositate negli ammassi; visto l'art. 19 del T.U. della Legge Comunale e Provinciale approvato con il R.D. 3 marzo 1934 n. 383; decreta: E' vietata la uccisione dei gatti per la utilizzazione delle carni, dei grassi e delle pelli.

I contravventori incorreranno nelle penalità comminate dall'art. 650 del Codice Penale.

O podestà e Commissari Prefettizi della Provincia, gli agenti della Forza Pubblica, l'Arma dei CC. e gli agenti della Polizia Giudiziaria sono incaricati della esecuzione del presente decreto e di vigilarne l'osservanza.

Il Prefetto Neonis Dinale"

Post Scriptum:
ARILICA è SOLO HELLAS (chenonsesbaiemo)

giovedì, dicembre 16, 2004

Perdite inesorabili, e se lo dicono loro...

Tratto da IL VENETO, paese per paese (volume 4)- Bonechi Editore

Dove si parla di Peschiera del Garda: “Oggi qualcosa sta cambiando: le tracce di un passato grandioso e terribile sembrano perdersi nei rumori e nei colori della marea turistica che giunge qui con macchine e motoscafi, portando benessere, nuove dimensioni economiche e altri modelli di vita. È lecito sperare che tutto questo non provochi come è accaduto altrove, una perdita inesorabile dell’identità culturale, delle caratteristiche naturali del paesaggio, del patrimonio storico e umano che ha fatto di questo centro, per i suoi abitanti e per i molti visitatori che lo scelgono, una delle perle del lago di Garda”.

Questa la paginetta finale nella sezione dedicata ad Arilica del librone IL VENETO, nel quale sono descritti tutti i paesi della nostra regione. Sfogliandolo con avida attenzione (a maca, in libreria: sí, oggi avevamo del tempo da perdere...), per nessun altro paese del Lago abbiamo notato la medesima preoccupazione per la perdita INESORABILE di identità culturale, paesaggistica, storica e umana. Ora, l´arilicense pulito non conosce l´anonimo estensore della pagina in questione, ne il signor Bonechi editore, ma in qualche modo a questi personaggi vorremmo dare di gomito, complimentandoci per la vista e l´attenzione dedicata ad Arilica, sussurrandogli in un orecchio che le loro preoccupazioni sono anche le nostre (oddio, piú che altro loro son preoccupati mentre noi, visto l´andazzo, ce lo sentiamo giá un pó nel didietro, questione di vicinanza al problema).
P.S. se qualche altro buontempone volesse dargli un´occhiata, il libro è presente in quasi tutte le librerie di Verona, copertina rossa, sono 5 volumi pesanti circa mezzo quintale l´uno, Arilica è nel quarto volume.

Signorine buonasera


Avvertiamo i gentili arilicensi che, a causa di alcune discinte fanciulle in esso operanti notte e dí, il tratto comunale della statale 11 é riservato ad un pubblico adulto. Buona visione.

mercoledì, dicembre 15, 2004

CAPODANNO

Allora, a 15 giorni dall’evento vediamo un po' quali alternative abbiamo.

A)La Disco - Grande serata in disco, a ballare tutta la notte come dei pazzi. Ingresso: 150 € compresa una consumazione, e al barman è vietato dire "senza ghiaccio" (sì, lo so, le altre sere l'ingresso costa soltanto 15 euro, vabbè oh, Capodanno capita appunto una volta all'anno).

B) La Festa - L'amico mette a disposizione la casa, ma a condizione che "tutti portino qualcosa da mangiare o da bere". Per tutto il pomeriggio il numero dei partecipanti fa l'altalena: qualcuno disdice via sms, altri disperati si aggiungono all'ultimo momento. Grande spesona al supermercato, il padrone di casa - ottimista - anticipa i soldi per almeno cinquanta persone. Preparitivi, discorso di Ciampi e finalmente il cenone, in piedi.
Alle 22.36 un po' di discoteca.
Alle 23.58 brindisi scandito con il countdown di Costanzo dalla televisione -5, -4, -3 (al meno 3 un coglione per sbaglio stappa lo spumante e se lo rovescia addosso, tutti lo guardano male ma si continua), -3, -2, -1... Eeeeeeeh!!! Baci e abbracci collettivi, auguri di qui, auguri di là, auguri anche agli invitati che non conosci, pacche sulle spalle, slinguate, ecc. ecc. Intanto squillano i cellulari, e ancora auguri, ciao, evviva, ciao, buon anno, dove siete?
Alle 00.05 si scatenano le danze al tempo dei memorabili hit sempreverdi, sapientemente mixati dal padrone di casa.
Alle 00.16 i più sfacciati approfittano della confusione per indossare la giacca e salutare mortificati il padrone di casa: la loro notte continuerà, ma ad un'altra festa.
Alle 00.26 inizia a serpeggiare una certa stanchezza, i balli languono, il 90% dei partecipanti inizia a sognare di andare a letto (e non per dormire...). Il padrone di casa non si rassegna, e fa partire un trenino scatenato sulle note di ME AMIGO CHARLIE.
Alle 1.35 terminano ufficialmente le danze, altri cappotti fanno ciao con la mano. Il padrone di casa ubriachissimo tira fuori una chitarra e canta Ligabue in coro con gli ultimi superstiti.
Alle 2.10 il padrone di casa è rimasto solo. Si guarda attorno e si rende conto del disastro. E si è pure scordato di farsi restituire i soldi anticipati. Buon anno pirla.

C) La Sagra di Piazza - Capodanno nella piazza principale del paese (ovviamente non Ariilca ma in una localitá a scelta fra Bardonecchia e Muggia). Alle ore 20 concerto della banda comunale e/o del coro degli alpini alla presenza di sindaco, assessori e consiglieri comunali, cui si aggiunge festante corteo di cittadini, paesani, famigliole, vigili, polizia di stato, reduci e simpatizzanti degli alpini e i ragazzi della scuola media Giacomo Leopardi.
Alle 22 concerto anni '60 de I Camaleonti.
Alle 23.55 brindisi in bicchiere di carta + fetta di pandoro, seguito da breve spettacolo pirotecnico. Indi, mandate a casa i nonni e per i più giovani via alla Comunal Dance Night con dj resident evil (ma non fate troppo casino, gli anziani che hanno le finestre sulla piazza vorrebbero dormire).

B+C) Casa+Piazza: festa in casa, ma nella piazza di sotto c'è il capodanno comunale con relativa musica, vengono amici ma anche sconosciuti, qualche cugino, qualche bambino ma anche la anziana vicina di casa mata come un sesto, ci sono i cd "revival" ma anche i valzer di Strauss, ci sono i petardi e anche le stelline (quelle da tenere in mano che sfrigolano, che da fogo), c'è il panettone ma anche il gin tonic, e nessuno deve portare qualcosa da mangiare perchè mi arrangio io e quando è finito il cibo si smette di mangiare. Se qualcuno vuole accoppiarsi carnalmente per me non c'è problema e nemmeno se si ficca i tappi nelle orecchie e si mette in un angolino a dormire fino all'uno. O anche al due. Non so cosa verrà fuori, del resto in un modo o nell'altro l'anno deve pur finire.

D) Sex, Drugs & RocknRoll - Grandissima serata tra amici, trasgressiva a base di combat rock, musica elettronica giustissssima appena arrivata da Londra, cannoni e alcool a buon mercato in un capannone industriale noleggiato all'uopo (in alternativa tutti all’Interzona, sforzandoci di mostrarci il piú possibile alternativi e de sinistra, dove fra citazionismo e aria fritta si passa un Capodanno memorabile fra consimili). Canti e balli fino alle 5, seguono vomitate e accoppiamenti nei prati circostanti (in mancanza di prati va benissimo il cofano della uno sting). All'alba, cappuccio & brioche all'autogrill.

D bis) – il Megarave: si tiene in capannone industriale come la precedente, ma è mooolto piú giusta e tossica. Musica Techno-Hardcore-Gabber, rigorosamente bandite House e commerciale. Caramelline free per i primi 5 minuti, in genere si arriva alla mezzanotte in stato catalettico col dj che fa il conto alla rovescia e la gente che lo imita contando i neuroni attici che gli stanno rimanendo. Alla consolle: Mimmo Amerelli.

e) Niente - Niente, appunto. O meglio: capodanno tu & lui/lei. Da soli, in casa. Alle 20, cenetta a lume di candela. Alle 21, proiezione della videocassetta blockbuster. A mezzanotte brindisi languido di fronte al camino acceso. Poi, sesso a volontà accompagnato dalla colonna sonora di mortaretti sparati nel cortile dai figli dei vicini di casa.

f) Niente2 - Come sopra, uguale uguale, ma lui/lei non c'è.

g) Niente3 - Come f), però vai a dormire alle dieci e con i tappi nelle orecchie. Ti alzerai la mattina presto per andare in giro e goderti le strade vuote.

H) Vacanze sulla neve - balli fino all'alba in una isolata baita d'alta montagna priva di elettricità e raggiungibile solo con gli sci o le racchette da neve e le torce in mano (mavaffanculo, vá...).

I) il patetico ripiego – Logica conseguenza dell’essersi mesi nelle mani di quelli che cominciano il 27 settembre a chiederti: "Che si fa a Capodanno? Organizziamo qualcosa di bello!!"; e a tirare fuori depliant di viaggi e orari dei treni. Per poi finire il 29 Dicembre a dire stancamente: "Ma allora che si fa?" - "Boh. .." , e finire a cena a casa di qualcuno che non si conosce e da cui non si vorrebbe andare; ma visto che ci faceva fatica anche solo andare un pomeriggio a prenotare qualche ristorante è l'unica opzione possibile. E mi tocca anche prendere la macchina quindi non posso neanche sbronzarmi.

L) Seratona aperitivo+cena+ballare sui tavoli: il tutto nello stesso locale (tipo il forte di Pastrengo o le Ville Venete nella Bassa), dove si inizia alle 19, quando ti servono lo spumantino e i bagigi, seguiti alle 20 dalla cena: Vol-au-Vent confezionati, risottini appiccicosi, pennette alla cubana, vitello tonnato con cappero abbondante e cotechini industriali, sudati e appiccicosi anch´essi. Gran finale gastronomico con trionfo di spumantino di cui sopra e panettone (sottomarca). Segue sequestro di bottiglie di Montenegro, BrancaMenta e Nonino. Alle 22,30 vieni letteralmente scaraventato giú dalla sedia: stanno per entrare i 1300 disgraziati che hanno acquistato solo il pacchetto post aperitivo e post cena, e quindi “ciccini smammare da quei tavoli che bisogna sloggiare il salone per far posto ai pellegrini che entrano adesso, dai veloci”. Il prezzo? Ah, se è per questo gli organizzatori della seratona sono a buon mercato: 125 euro tondi tondi per il pacchetto completo, solo 65 per il post cena. Un affare.

AT-TENTI!

AT-TENTI!

martedì, dicembre 14, 2004

Mi han fatto una TARSU grossa così!

Di moltissime cose capiamo poco, ma di spazzatura una mazza. Quest’anno la tassa sui rifiuti non si chiama più così, si è tramutata in tariffa, beata lei. Fatto sta che, mediamente parlando, come accaduto quasi ovunque anche per gli arilicensi l’aumento è stato discreto, e il bruciore al popò anche. Come a tutti quelli che di spazzatura e di tasse (...pardon...tariffe) non ne masticano, ci restano impresse alcune frasi sentite quà e là. Alcune di queste sono state pronunciate alle nostre latitudini: “La maggiorazione degli importi discerne dal fatto che i costi relativi allo smaltimento dei rifiuti dovranno necessariamente essere ripartiti tra i consumatori finali. Come si può ben vedere non ci sono spazi di manovra: a fronte di un maggior impegno economico richiesto obbligatoriamente dal Decreto Ronchi, praticamente il Comune direttamente non ci guadagna nulla.” Ecco come stavano le cose. Respirammo di sollievo. La sensazione di noi profani è che sarà anche aumentata sta benedetta tariffa, ma fra il guadagno del Comune e la realtà ci sta un PRATICAMENTE grosso come una casa. E questo basta per farci respirare a pieni polmoni, il bruciore sul di dietro passerà.

Quello che il bugiardello non scrive

Oggi, in un bar di Arilica, abbiamo visto la ricomparsa delle zuccheriere sul bancone. Quelle col beccuccio, che erogano esclusivamente secondo due modalità: "niente" e poi, in seconda battuta, "la montagna incantata".
Forse dobbiamo il rispolverare dell'accattivante oggetto ad una momentanea mancanza di bustine, oppure sarà che lì le zuccheriere col beccuccio non sono più fuorilegge (e siamo certi che l’origine bassotirrenica dei gestori è solo una coincidenza: questo è un gradito ritorno e basta, sgombriamo il campo dalle illazioni o dai sillogismi). Sarà che le igieniche bustine costringevano all'utilizzo della seconda mano, quella impegnata con la brioche, per la quale toccava tentare equilibrismi da circo Togni che la proiettavano nel portaombrelli, o trovare un appoggio sulla parte più lercia del bancone, quella appena ripulita dal barista con lo straccetto unificato a norme ISO, in precedenza adibito ad asciugamano del bidet di Attila l'Unno.
Evviva le zuccheriere sul bancone!

lunedì, dicembre 13, 2004

L' Arilica Basket (che fa pulito!)

Imperdonabilmente sbadati, in tutti questi mesi ci siamo sempre dimenticati di complimentarci con l’Arilica Basket, grande realtà sportiva arilicense che sta affrontando con indomita tenacia e ottimi risultati (nonostante la sconfitta casalinga alla quale abbiamo assistito ieri) il primo campionato di serie D della sua storia, e ha ormai decine e decine di ragazzini abili e arruolati nel settore giovanile. Il nostro plauso all'autentico deus ex machina del nostro basket, l’amico Rosco, che, dopo i primi anni pionieristici, con gran passione e l'aiuto di qualche sponsor (quest'anno soprattutto il golf) ha fatto crescere l’AB fino a farla diventare quella che è adesso.
L’unico cruccio in questo mare di gaudio e di lodi è una prima squadra infarcita di forestieri (peraltro encomiabili e attaccatissimi alla maglia), mentre i peschierotti sono quasi assenti: noi malati di basket della prima ora sognavamo una via autarchica al canestro, una specie di Athletic Bilbao della palla a spicchi arilicense, ma in categorie competitive come la D bisogna fare i conti col talento, che ad Arilica latita un pò e quindi ben vengano i foresti, la via autarchica al canestro la troveremo magari quando saranno pronti alla chiamata in prima squadra i ragazzini delle giovanili, male che vada la troveremo sicuramente come sempre nelle nostre partitelle primaveril-estive alla Pista dove proviamo a modo nostro a onorare lo sport più bello del mondo (parlo per me, chi ha alternative parli adesso o taccia per sempre: e sia chiaro che il tresette, le bombe alla scaletta davanti al Fiorellino, il tiro con l'arco, il curling, la gara di rutti e il petting duro NON sono sport).

Isacestistastrassomapursemprecestistachenosesbaiemo

domenica, dicembre 12, 2004

Gh'era na olta la Santa Lussia sul Liston

Da buon pignolo rompicoglioni qual’è, l’arilicense pulito si addentra nei meandri del banchettificio de Santa Lussia solo per cercare quelli che vendono giocattoli, per controllare cioè se sono rimaste tracce di tradizione oppure se i banchetti di giochi appartengono solo all’epoca remota in cui si era bambini noi, che quando andavamo a Verona prima di Natale campavamo ancora sui dividendi garantiti dalle Pie Tradizioni ovvero da presepi negli arcovoli, vetrine in Via Mazzini, stella cometa sull’Arena e, appunto, banchetti di giocattoli in Piazza Bra. Che questo capitale si vada consumando a vista d’occhio è evidente a chiunque faccia lo sforzo di sollevare lo sguardo dallo schermo del proprio telefonino, ma noi non ci arrendiamo e controlliamo di persona se qualche traccia di sano passato sia rimasta. Entrato in Piazza senti subito in sottofondo la compilation con le canzoni di Battisti e dei Nomadi rifatte coi pifferi peruviani tristi come la scabbia, tutt’attorno è un trionfo di banchi tutti uguali e perlopiù inutili che vendono 1-carie (sottoforma di dolciumi colorati) 2-carabattole fintoetniche 3-carabattole fintomoda 4-carabattole e basta 5-borse taroccate di Luì Vitton e Gucci e Fendi e Salamadonna (merci presenti non sotto forma di banchi bensì di Senegalesi). Dei banchi presenti salviamo quasi solo il mitico, incomparabile, porchettaro dello stadio, che tante gioie e tanta acidità di stomaco ci ha regalato negli anni in Piazzale Olimpia. Poi col tempo e cercando con attenzione ti imbatti in tre banchi di giocattoli, ma sono molto piccoli e quasi insignificanti. All’imbocco di Via Mazzini stanno i personaggi di “scusa posso farti una domanda, ma tu hai pregiudizi nei confronti dei malati di AIDS?”, che quando ti fai via Mazzini e torni indietro sono ancora lì che ti chiedono “Scusa posso farti una domanda, ma tu hai pregiudizi nei confronti dei carcerati? Mi fai una firma contro la droga?”, ed è solo quando riesci a divincolarti dai rebongi che hai la visione: un’enorme bancarella di giochi, gestita da personcine di razza ignota e probabilmente non indoeuropea, che espongono, fra gli altri, una serie infinita di deliziose pistole di plastica, uguali uguali ai modelli oggi in voga fra Scampia e Secondigliano, così i vostri bimbi potranno inseguirsi per casa e giocare garruli e felici imitando gli scissionisti del clan Lauro. Molto edificante.
Te ne esci definitivamente da Piazza Bra, un pò sconsolato per aver assistito alla definitiva scomparsa dei banchetti di una volta e di quelli dei giochi, ormai solo un ricordo. E ripensi a Barbarani e al suo dialogo fra il musso e Santa Lussia, che gli domandava cosa fare coi bocia pretenziosi:- "Caro musso cosa femo? Come fao co’ ste pretese?" -“Santa Lussia daghe un tajo, li mandemo a quel paese. Santa Lussia li mandemo tuti a farse benedir”.

ARILICA PULITA sensa più Santa Lussia


Grandi occasioni nella miriade di supermarket di Arilica...

sabato, dicembre 11, 2004

Libreria libreria, per piccina che tu sia tu sei sempre libreria

Già oggi eravamo rinfrancati dal notare come l'hotel San Faro non fosse più tale, visto che una mano pietosa e provvida ha ridipinto di bianco le facciata (i lati rimangono puffo), poi ci siamo ulteriormente ringalluzziti nel vedere che ad Arilica è nata una libreria, una libreria vera intendiamo, di quelle che hanno addirittura l'insegna "libreria" e che addirittura vendono solo i libri (temiamo anche quelli tipo le barzellette su Totti e minchiate simili, ma questa è un'altra storia). Il miracolo, lo abbiamo visto con i nostri occhi, è avvenuto nel nuovo edificio di fronte alla Madonnina e alla costruenda rotondina. In questi tempi di rare soddisfazioni municipali e di brutture a rotta di collo, all'arilicense pulito è bastata la vista di una nuova libreria ad Arilica per sperare in un paese migliore, ormai ci emozioniamo con poco, forse è vero che ci stiamo rincoglionendo, ma l'età avanza e ai sentimenti non si comanda. E perdipiù ci è sembrata anche bella, la nuova libreria: complimenti di cuore e buona fortuna agli arditimentosi che l'hanno aperta in questo periodo di vacche magrissime per il commercio e per Arilica tutta.

venerdì, dicembre 10, 2004

E fu il tempo dell’Austerity

É venerdi pomeriggio e nell´emisfero boreale tutti sono piú sereni, pronti ad assoporare il ritorno nel proprio focolare domestico illuminato come si deve per le imminenti festivitá. Arilica, il focolare domestico del peschierotto, é peró monca di evidenti segni dell´incombente Natale. Oibó! Già se ne parlava da tempo: Natale “povero” nel centro di Arilica, taglio alle spese di bilancio relative a luci-lucine-lucette che fino allo scorso anno illuminavano le principali vie del centro storico cittadino. Colpa dell’austerity (rimanga tranquilla la signora Maria: non si tratta di una parolaccia, è solo la solita smania di internazionalità che colpisce un po’ tutti...Vuoi mettere “austerity” al posto di “no ghe schei che gira”?).
L’8 Dicembre, nella tradizione, segna l’avvio delle festività natalizie: il 99% degli alberi decorati e dei presepi prende vita in questa fondamentale giornata...tranne quest’anno dove Arilica, orfana di denari in cassa, rimarrà orfana anche delle sfarzose decorazioni luminescenti.
Ma niente panico, cari arilicensi: nel solco della tradizione che vuole tutti più buoni nel periodo delle feste, l’amministrazione dal grande cuore ha concesso ai singoli esercenti la possibilità di decorare l’area pubblica adiacente la propria attività commerciale senza esborso di alcuna tassa per l’utilizzo di suolo pubblico (ghe mancava solo quela).
Come dite? Non è vero che l’amministrazione è più buona in questo periodo? E cosa centra? Il viceborgomastro è stato liquidato prima dell’8 Dicembre...e poi questo è un altro discorso.
Quindi, spazio a giochi di luce solo sul canale di mezzo, che diverrà il fulcro del “Natale sull’acqua” di Peschiera (parole del capo-villaggio, che ha magnanimamente concesso udienza ad una rappresentativa di negozianti arilicensi tranquillizzandoli con la promessa che l’anno prossimo si tornerà agli antichi splendori, sempre che qualche privato sponsorizzi l’iniziativa).
Avanti quindi con le luci sul canale e l’ormai tradizionale ed immancabile presepe subacqueo!

PS: Grazie, grazie di cuore agli organizzatori del presepe subacqueo per averci almeno risparmiato, quest’anno, il blasfemo ed imbarazzante spettacolo del Bambin Gesù petomane che si scaricava del fastidioso fenomeno di meteorismo su chiamata telefonica.

Ardelica Pischeriae

giovedì, dicembre 09, 2004

Supermerdai (ci vuol pazienza)

Lei:"ciao amore vado a fare la spesa".
Lui: "bene, e quando torni?".
Lei: "non so amore, dove ci saranno le mozzarelle in offerta? Mi sa che faccio un giretto e vedo cosa c'è in giro, finalmente anche ad Arilica è arrivato il libero mercato, tutti sti capannoni prefabbricati pieni di ogni ben di Dio a prezzi favolosi mi mettono addosso una gran smania di acquisto, come facciamo girare l´economia noi ad Arilica non la fa girare nessuno, altro che taglio delle tasse. Non come una volta che c´erano solo quelle 4 botteghette puzzolenti+ il Colmark e la Crai , ora sí che io e quella mia amica, la massaia di Voghera, possiamo scegliere come si deve. E poi tutte quelle raccolte punti, non vedo l´ora di finirle: pensa che in un supermercatino nuovo con soli 750 punti mi danno un asciugamanino per le parti intime che è un amore. Oh, e un bollino ogni 10 euro di spesa, re-ga-la-to!".
Lui: "dici bene tesoro, ho notato anch´io tutto questo proliferare di capannoni ripieni di supermercati, sono certo un grande impulso per tutta la nostra economia, e poi sono cosi carini nelle loro nuances di grigio e marrone, ciascuna cittá turistica e d´arte dovrebbe dotarsi di tali magnifici esempi di architettura d´autore, questi sono edifici favolosi che, per dire, a Barcellona e Lione se li sognano. Vai alla ricerca della mozzarella dei nostri sogni, e cerca di non spendere troppo in benzina spostandoti da un prefabbricato all´altro. E, mi raccomando, controlla la scadenza: in giro non c´è nessuno ma proprio nessuno che compra, magari c´è qualche supermercato disonesto che ti rifila roba scaduta. E vedi di farti dare un bel bollino, che ho una gran voglia di asciugarmi il didietro con quell´asciugamanino delizioso che ci regalerá il supermercato: ci mancano solo 456 bollini! Ciao amore, torna vincitrice".

martedì, dicembre 07, 2004

Ora che il viceborgomastro è stato fatto fuori con mirabile tempismoi dai suoi ex "compagni di viaggio", l'arilicense pulito si chiede che ne sarà del ciclo di conferenze sul tema "recupero e valorizzazione del patrimonio storico" tanto voluto dal fu viceborgomastro. Che ce lo ricordiamo quella mattina in cui si tenne il primo incontro (che fu chiamato Workshop in sfregio all'intelligenza e alla lingua italiana), mentre leggeva a tutti noi arilicensi intervenuti un vecchio verbale di un consiglio comunale degli anni '20. In quel datato documento si parlava di alloggi (soprattutto in centro storico) inadeguati per igiene e per dimensioni: troppo piccoli per ospitare il numero di persone che allora ospitavano. Il fu viceborgomastro chiuse l'interessante lettura con una riflessione:"chiediamoci tutti se quello che si disse in quel vecchio consiglio comunale di Peschiera non valga ancora adesso". Bene, bravo, bis. L'arilicense presente non poteva non notare come la vena polemica del fu viceborgomastro fosse in stridente antitesi con gli atti della sua Giunta (presente, sia pur in numero esiguo, anche quella mattina). Poi intervennero alla spicciolata esimi professori, i cui interventi si possono catalogare sotto la dicitura di "aria fritta", fece eccezione solo l'intervento dell'unico professionista arilicense presente, la cui filosofia architettonica ci parve fondamentalmente pulita (pur non capendo noi un'emerito pigno di architettura), e quindi probabilmente invisa ai soliti (ig)noti: con poco si può fare tanto, il cemento fa schifo, le nostre città così per come sono diventate anche, ci vogliono strutture "leggere" e non opere megalitiche. La mattinata introduttiva si concluse, e i presenti dissero che era il caso di farne altre, magari molto meno accademiche e professorali (segando accademici e professori ce la si può fare) e concentrandosi di più su Peschiera e sul suo patrimonio, e su come e cosa si vuol farne. Ora che sappiamo che il partito del "basta un poco di zucchero e il viceborgomastro va giù" ha perso, ecco, alla luce dei fatti ci domandiamo: tutto questo dibattito finirà nella stessa botola che si aperta sotto i piedi del viceborgomastro, oppure quella mattinata avrà un seguito?
Il fatto che su come e cosa si voglia fare del patrimonio storico di Peschiera tutte le amministrazioni brancolino nel buio da decenni (e questa non fa certo eccezione, anzi!) o per meglio dire con espressione magari un pò rude e nostalgica "se ne freghino", ci induce a pensare che la botola si sia già aperta e i dibattiti seri sul patrimonio storico siano tornati nel solito oblio, per lasciare spazio a cose che da sempre sono considerate più interessanti e importanti (allocazione di nuove arnie in primis).

ARILICA PULITA (all'unanimità)

domenica, dicembre 05, 2004

Frequently Asked Questions

Le domande più frequenti delle prossime tre settimane:
- "Hai comprato i regali?" (dal 1988 accompagnata sempre da “Quest'anno la gente spende meno per i regali!”)
La persona che ti pone questa domanda spesso è:
a) qualcuno che oramai passa le giornate a tormentarsi pensando alla regalistica natalizia, specie a pensare cosa prendere per la zia Rina, che odia il natale, odia le riunioni familiari, odia tutto però il regalo bisogna farglielo altrimenti s'incazza.
b) qualcuno che ha appena comprato i regali e non vede l'ora di elencarteli ("Io invece sì, a mia mamma ho preso una pashmina bellissssssimaaa! Quasi quasi me la tengooo...")
c) qualcuno che non sa cosa cazzo dirti e quindi sfodera l'argomento di conversazione del momento: i regali, appunto.

- "Ma tu cosa fai a capodanno?"
Interrogazione posta da:
a) qualcuno che ha già un magnifico programma per la sera di capodanno (suite in hotel 6stelle lusso a Parigi, fuochi d'artificio, cubiste rumene in lingerie rossa, torrenti di champagne, musica live, droga a go-go)e non vede l'ora di raccontartelo dopo che tu gli avrai risposto col solito "Mah, non lo so ancora".
b) qualcuno alla disperata ricerca di qualcosa da fare la sera di capodanno.
c) qualcuno che non sa cosa cazzo dirti e quindi sfodera l'argomento di conversazione del momento: il capodanno, appunto.

- "Hai fatto l'albero? Il presepe?"
Domanda disinteressata formulata da:
a) qualcuno che fin da novembre ha in salotto sia l'albero (un abete di tre metri decorato con luminarie e palle comprate da cartier in Via Mazzini) sia il presepe, enorme. Quest'anno seguirà pistolotto polemico sull'austerity del Comune e niente luminarie e niente festa a Peschiera e non sembra neanche natale e blablabla...
b) qualcuno che si sente in colpa perche'in casa ha solo un mini-alberello sintetico preso all’ Emmezzeta a Affi che più che a un albero assomiglia ad una scopa verde montata al contrario.
c) qualcuno che non sa cosa cazzo dirti e quindi sfodera l'argomento di conversazione del momento: l'albero, appunto.

[Al commiato]
- “Ciao, ma tanto ci vediamo prima di natale no? Oh, se non ci vediamo buon natale!”
Tipica forma di saluto di una persona che al momento di salutarti non sa che altro dire, e quindi aggiunge la solita coda di riverenze natalizie che ti fanno capire benissimo che:
1)Probabilmente non ci vedremo 2)Se come probabile non ci vedremo nessuno dei due chiamerà l'altro per fargli gli auguri 3) quindi a nessuno dei due frega un cazzo degli auguri dell'altro 4) si poteva evitare di farli, gli auguri.

Ah, e mi raccomando, tanti tanti auguroni anche a casa!


Direttamente dalla pedantissima rubrica "forse non tutti sanno che" della Settimana Enignistica prendiamo spunto per mettere online questa foto che testimonia la presenza toponomastica di Peschiera nel capoluogo, quartiere Santa Lucia. E fin qui niente di che, direte voi: luogo periferico e mediamente squallido, Arilica relegata così ai margini, fra condomini anni '50 e giardinetti rinsecchiti non fa certo piacere, ma tant'è. Il punto è che, sempre toponomasticamente parlando, in quel di Verona la nostra Peschiera non è che una battaglia, più precisamente quella celebre e risorgimentale del 1848, quando gli insorti fecero un quarantotto ai danni del buon Radeztky, Quadrilatero o non Quadrilatero. Il bello è che i due cartelli che indicano il nome della strada (una viuzza striminzita di 150 metri) sono però costantemente spolverati da una mano provvida e amica (come si può notare vedendo la foto), che evidentemente ci tiene affinchè l'iscrizione sia sempre ben visibile.
Il nostro plauso va alla massaia pulita (ammesso che lo sia, massaia) per la sua costante opera di spolvero dell'insegna arilicense.

venerdì, dicembre 03, 2004

AAA

AAA socievole e onesto professionista richiede confronto pubblico sui temi piú vari, in particolare sulla gaia relazione fra le betoniere e le varianti al PRG, il tutto anche alla luce del recente ritrovamento di ingenti quantitá di fette di salame abbandonate ai lati delle strade arilicensi. Solo referenziatissimi, meglio se sindaci e senatori. Il confronto sará da tenersi in piedi, visto che le careghe sono giá tutte irrimediabilmente occupate da coesa e volitiva Giunta.
Astenersi perditempo, disfattisti e gruppo consiliare di maggioranza.
Citofonare ore pasti, chiedere di “onestà intellettuale”.

mercoledì, dicembre 01, 2004

SCACCO!

Et voilà! Il vice-borgomastro non c’è più!
Le nostre cronache dal paese sottosopra si ampliano col nuovo tragicomico episodio. Come già si vociferava da giorni (per bocca di esponenti della stessa maggioranza, badate bene), il Gran Consiglio ha deciso all'unanimità (nessuno escluso), e dopo soli 5 mesi l’amministrazione Chincarini caccia il vice sindaco nonchè assessore allo sport e alla cultura per: “una serie di incomprensioni e per disaccordi politici, ad esempio sulle varianti del Piano regolatore”, queste le dichiarazioni del borgomastro, che si rammarica di aver perso un compagno di viaggio (pora stella) e dichiara che ora "tutti ci sentiamo in dovere di fare di più per il paese". Più di così?!? Ma egregio signor borgomastro, ci fa stropicciare gli occhi!
Dalai è stato chiaramente usato come cavallo di troia per vincere le elezioni, poi sedotto e abbandonato in gran fretta come tutti gli arilicensi senza fette di salame sugli occhi avevano pronosticato sin da quando era diventato viceborgomastro. Gli altri il salame sugli occhi se lo sono levato col passare dei mesi e dei consigli comunali: di sicuro a noi non stupisce questa mossa strategica dell’11 titolare, mossa che molti si aspettavano anche prima vedendo la gran quantità di votazioni rese a volte ostiche a causa del continuo astensionismo dell'ex vicesindaco, soprattutto quando le votazioni erano volte all’approvazione di modifiche al PR per fare le solite cose. Certo, la sua se vogliamo era coerenza con certe idee e certi "valori" enunciati anche in campagna elettorale, ma quando mai si è visto un vicesindaco che si astiene sistematicamente sulle delibere fondamentali della sua maggioranza? E perdipiù nell'arco dei primissimi mesi di amministrazione, quelli che danno l'impronta di tutta la legislatura? E diciamo fondamentali perchè non parliamo di spostamenti di maestrine nelle classi dell'asilo ne di organizzazione di un concerto piuttosto che di un altro, parliamo dell'impostazione edilizia del paese, che da che mondo è mondo è il concetto fondamentale di ogni paese e di ogni amministrazione (anche perchè fa girare i danè, come direbbe qualcuno in Lombardia). D'altronde, quale tipo di comunanza fra le parti ci si poteva aspettare da uno che era stato per anni all'opposizione delle precedenti amministrazioni e addirittura candidato sindaco della sponda opposta?
Pur non essendosi mai fidato dell'andazzo degli ultimi mesi, l'arilicense pulito ora teme che la mossa permetta “finalmente” ai reggenti di continuare (senza inutili ostacoli sul percorso) con l’opera in corso a Peschiera, della serie modifichiamo il piano regolatore a piacimento ed elargiamo qua e là a seconda di chi lo desideri e di come lo desideri (spiace sinceramente parlare così, ma di politica e politiche con le P maiuscole non riusciamo a vederne da troppo tempo nella nostra amata Arilica, solo P piccole per non dire microscopiche).
Detto delle virtù machiavelliche di coloro che le elezioni le hanno vinte, una cosa però va rimarcata in tutto questo: come mai il signor Dalai ha aiutato il cavallo a vincere la corsa di giugno (pare fosse di 3-400 voti la sua "dote" elettorale) quando sapeva benissimo che idee aveva sulle famose materie fondamentali e cosa avrebbe fatto una volta ri-salito al comando? Sperava forse di cambiare la mentalità di “questi”? L'onestà intellettuale è forse un concetto utilizzabile a campione, o per meglio dire a seconda di come girano il vento e le careghe? O forse sperava che “questi” fossero diversi (Pierino, l'ottimismo è il profumo della vita: ricordate?)? Nell'apprendere la notizia,molti peschierotti senza fette di salame sugli occhi hanno reagito con un sonante e sacrosanto "la ghe sta ben!", le velleità di redenzione sono naufragate dopo soli 5 mesi, una velocità di calcio nel culo da guinnes dei primati. Appunto, la ghe sta ben.
Per uno che in pre-campagna elettorale è saltato di lista in lista, mica male il saltone finale!
Chi vive sperando muore cagando i disea na olta!

Comunque, a parte questo, l'arilicense pulito si trasforma in qualunquista e si compiace per la bella squadra che i peschierotti si sono ritrovati tra le mani (o saranno loro che hanno i peschierotti per le mani? La domanda è legittima).

Povera Arilica...

ARILICA PULITA (all'unanimità)