Stamattina ad Arilica era di scena il mercato. Se ve lo foste perso, ecco un breve resoconto dei banchi in mezzo ai quali si è svolto il mesto avanti e indietro delle centinaia di coppiette abbronzate, mano nella mano, lui sbadigliante, lei che si misura la ventisettesima fascetta per i capelli, della famigliola targagialla che prova e palpa di tutto e alla fine si porta a casa solo una gondola scuotibile con effetto neve, degli zingarelli che mettono le mani in 30 borsette, e soprattutto di lui, l’arilicense doc, che si aggirava un po’ smarrito in quel bazar e faticava a riconoscere il “suo” mercato, quello in piazza d’armi, quello vero, quello de na olta...
La Casa del Torrone - La bancarella più grande di tutte. Ha l'insegna con carretti e pupi siciliani, sul banco un'infinità di ceste contenenti mandorle di cento tipi diversi, pistacchi, fili di liquirizia arrotolati, collane di gomma e soprattutto la specialità della casa: le verdure e i frutti di marzapane, compresi i fichi d'india, i pomodori e i carciofi. Con una grande memoria fotografica si noterebbe che alcune mandorle sono nella stessa identica posizione in cui le avevi viste l’anno prima alla fiera di cavalcaselle: quella grossa e rotonda a destra, appiccicata alla famiglia di 4 piccole e scolorite di sopra, a fianco di quella enorme quasi rettangolare. Banco patrocinato dall’associazione medici dentisti italiani, al pari di quest’altro:
Il Caramellaro – degno erede di “Agelo” e “Libero”, storici e contrapposti pusher arilicensi di ciucciotti alla cocaccola e di ciunghe che esplodevano in bocca. Il merchandising è lo stesso di 25 anni fa, manca solo il castagnaccio perché nel frattempo è intervenuta la comunità europea e lo ha fatto sparire d’imperio da tutti i mercati dell’unione…i soliti burocrati. Intere ciocche di capelli fanno capolino in ogni singola vaschetta delle caramelle: i bambini, che sono andati al mercato solo per lui, si fanno fare un sacchettone extralarge di schifezze colorate e se lo mangiano tutto prima di arrivare a casa, ignari delle malattie in arrivo.
El pescador – unico genuino rappresentante dell’arilicensità: il suo banco è solo per intenditori, un trionfo di cassette di ghiaccio piene di pesce dall’occhio vispo, fresco di giornata, in alcuni casi ancora guizzante, benacense più che mai. Il pescador dispensa generosi consigli sulla cottura del pescato e soprattutto non bara mai: se il pesce è d’allevamento lui lo dichiara con maschia franchezza. La massaia apprezza la sua schiettezza e si muove a proprio agio fra branzini sardele e trote salmonate. Ma quando la signora Maria raggiunge la macchina e si rimette in strada, ecco la coda: arriva a casa 35 minuti dopo, apre il sacchetto del pescador e trova il branzino con l’aria stanca, mentre la trota sembra che abbia fatto 10 round con Tyson. Le cozze, unica concessione all’esotismo, sono sgusciate sul fondo del sacchetto di plastica, lasciando la massaia nella costernazione. La freschezza l’è ‘ndada a farse ciavar, i 30 euro di pesce anche. La prossima volta forse porterà il sacchetto che trattiene il freddo, il famoso “gelato” con le maniglie di plasticone.
Nonostante tutto, è il banco preferito di AP, l’unico che appoggiamo con benacense fierezza.
Il cinese - .....plego, vuole massaggio?..... tatulaggio?.…dai, fale tatuaggio Hennè dula uno mese solo 10 eulo….hallo?!…iu uont ciaina tatù?…aiv got ol tatus fol iu….hallo!?!...
Quella delle candele - Uno stand pieno di candele, illuminato solo da candele profumate: incenso, rose e citronella (queste ultime vendono molto). La venditrice ha un'aria molto mistica, come se vivesse in una casa fatta di cera e aspirasse incenso dalla mattina alla notte, il di lei fidanzato ha la barba e i capelli lunghissimi, pesa 38 chili e l’ultima doccia risale ai primi di maggio. Un santone. Di questi tempi la candela piace, va fortissimo, oh sì. Ma mai come...
L'Etnico - E cavalchiamola, sta cazzo di moda del momento! L'etnico ha una coloratissima rivendita di parei, bandane, tessuti indiani, incensi afrodisiaci, portamonete messicani, didgeridoo australiani, i quadri di sabbia ma soprattutto chilum piccoli, medi e grossi, alcuni con incise la bandiera della Giamaica o direttamente la faccia di Bob Marley.
Il musichiere – oltre a cd nuovi ma scontatissimi (perché masterizzati), il musichiere esibisce vecchi LP di Baglioni, Julio Iglesias e Nomadi e devastanti musicassette anni ’70-’80 reimballate nel cellophane. Nella parte alta del banco anche una fornitissima selezione di adesivi. Fra essi, da segnalare: la foglia di maria, il vagabondo che schitarra al tramonto, jim morrison disponibile in 4 posizioni diverse, Vasco (più variante “Blasco”), il dito medio su mano borchiata e l’immortale “papà non correre”. Banco preso d’assalto dai mantovani e bassoveronesi di fugace passaggio sul Benaco.
Banchetto delle canottiere - Bancarella a conduzione familiare, non c'entra molto con le altre ma proprio per questo non ha concorrenti. Infatti alla mattina sta nel mercato comunale, ma la sera arrotonda (con offerta merceologica diversificata) spostandosi alla Festa di Liberazione e alla festa dei popoli. Pinocchietti, fantasmini, slip, canotte, tutto in saldo, ma senza il camerino per provarli, e la merce non si cambia (e te credo).
Fritellaro - Cuoce delle fritelle coperte di zucchero in un padellone traboccante di olio per i freni delle automobili. Variante da mercato dei bomboloni di piazza Erbe. Presente in Arilica solo in rare ma memorabili occasioni.
Magliettaro – qui si spazia moltissimo: si va dalle squadre di calcio (coi numeri e i nomi dei giocatori appiccicati col vinavil), a quelle dei miti morti-ma-intramontabili tipo Bob Marley, Kurt Cobain, Senna, Gilles, Freddy Mercury. Da non dimenticare l’angolo del folklore: magliette con stampato il Colosseo, la cartina del lago, “italians do it better”, procace mora nuda che saluta, “mafia”. Accanto, la sezione “nuove proposte”: Eminem, Marylin Manson, Britney. Specialità della casa sono le magliette simpaticissssime: Green Fig/salviamo la gnocca, Dalla non è un cantante..., Adidashis...
Il Tovagliaro – il banco del tovagliaro è rigidamente diviso in due: da una parte pizzi e merletti dall’aria casalinga, dall’altra tovaglie di cotone grezzo con motivi a fioroni o agrumi prestampati su entrambi i lati. La seconda parte del banco è presa d’assalto dalle targhe gialle per il costo esiguo della toaie e per il chiaro sapore di mediterraneo delle stesse. La prima parte non viene cagata da nessuno almeno dal 1978, ma l’anziana proprietaria è testarda, e alle sue antiche toiae di pizzo è affezionata. Propone anche patetici grembiuli con diverse effigi: tettona, palestrato, duce, dito medio, che guevara.
Il saltimbanco “utile” – vende merci all’apparenza geniali, rivoluzionarie e molto utili: padelle molto concave per cuocere sano senza mai attaccare, mezzelune futuriste per pelare le patate senza far fatica, strani aggeggi che tolgono il torsolo delle mele, ingegnosi macinini che centrifugano di tutto mantenendo separate la materie prime. La mercanzia riscuote un indubbio successo popolare, ma è il saltimbanco che fa la differenza: il suo gesticolare, il suo “doneeee” gridato all’infinito, la sua mimica facciale degna di Marcel Marceu sono uno spettacolo. Peccato che solo lui sappia come usare gli articoli in vendita: una volta comprati e portati a casa, non funziona mai un cazzo: rassegnati a pelare le patate tutta la vita col coltellino e a bruciare i sofficini sulla padellona comprata al colmark.
Lo scarparo – in un banco di 4 metrix3 espone circa 850 paia di scarpe, disposte alla rinfusa e mischiate fra loro. Tutti i modelli o quasi sono grossolane imitazioni delle scarpe del momento: le mitiche “Mike” degli anni ’80 sono state sostituite dalle finte Prada e dalle penose Dots e Togan per signora. Lo scarparo ha sempre pronta una risposta per quelli che insinuano dubbi sulla qualità: le scarpasse da uomo sono fatte con “cuoio toscano” mentre le borse non griffate sarebbero di “pelle spagnola”. Le pessime imitazioni delle Luis Vuitton sono, ovviamente, “originali”.
Creatore di spade gonfiabili per bimbi - Non ha una vero banchetto ma non manca mai. E' quel signore che gonfia palloncini, li annoda e li trasforma in spade. In genere l'addetto al gonfiamento è vestito da pagliaccio (non nel senso di scemo ma proprio di clown). La strategia di marketing lo costringe a fare lo spiritoso con tutti i minori di 8 anni passanti, ma dietro il naso rosso si capisce benissimo che non vede l'ora di struccarsi e tornare a casa, dove però lo aspetta la moglie, che lo picchia a sangue se non ha racimolato almeno 150 euro.
Gioelliere (se fa par dir) - Da non confondere con l'etnico. Il bancarellaro gioielliere è specializzato nell'argento e nei braccialetti di perline o cocco, ma non disdegna fornire servizi di piercing e tatuaggi. Il titolare ha la faccia un po' sconvolta di quello che le ha viste tutte nella vita, dall'India al Sudamerica, passando per la Nigeria. In realtà non ha mai messo piede fuori dall'Italia, abita ad Agrate Brianza e nei giorni feriali fa l'elettricista.